giovedì 4 dicembre 2008

Riportiamo di seguito l'articolo uscito sull'Arena di oggi Giovedì 04 Dicembre (pagina 28) e nostro commento

SAN BONIFACIO. L’azienda ricorre in Cassazione contro l’istanza di sequestro dell’impianto che produce compost

Agriflor, bonifica a rischio

Paola Dalli Cani

Il sindaco Polo: «Se la ditta dovesse fallire il milione e mezzo di spesa ricadrebbe sulle nostre spalle»


Il sequestro preventivo dell’Agriflor finisce in Cassazione ma restano ancora, sui terreni di Ca’ Lioncello, 15 mila tonnellate di fanghi risultanti dalle lavorazioni e che dovranno essere smaltiti. Sono le due facce della vicenda relativa alla società - il cui impianto oggi è sotto sequestro - che produceva compost e ammendanti agricoli e che da anni è contestata dagli abitanti di Villabella, Villanova e da quelli del quartiere Don Ambrosini, dal 2005 costituitisi in Comitato con lo scopo di dire la loro sulle problematiche del territorio.
Se per un verso il sequestro, fatto scattare a luglio dal Tribunale di Verona e confermato anche davanti all’ istanza di riesame presentato dalla Agriflor, ha confermato i sigilli, e ora tutto passa al vaglio dei giudici della Cassazione, dall’altro rimangono a cielo aperto 15 mila tonnellate di materiale potenzialmente pericoloso. La deduzione è ispirata dalle motivazioni dei sigilli, e cioè che nel compost che veniva prodotto da Agriflor è stata rilevata la presenza oltre i limiti tabellari di «diossine, idrocarburi di tre tipologie, fenoli e toluene»,
sostanze pericolose tanto da «far scattare l’avvio delle procedure di messa in sicurezza di emergenza ed eventuale bonifica».
Da qui sono partiti Gianfranco Zuffolato, Rosanna Modenini e Valter Giacomin (rispettivamente presidente, vice e componente del comitato) incontrando l’altra sera la popolazione «per fare informazione».
Con questa salgono a 55 le riunioni pubbliche tenute dal comitato, tutte verbalizzate con relazioni inviate regolarmente al Comune.
Se il profilo giudiziario vede ora il comitato rimanere alla finestra, giacchè ad essere impugnati sono atti del Tribunale di Verona e non gli innumerevoli esposti dei cittadini, il gruppo combatte per la bonifica delle aree vicine alle loro case. Sì, perché se il sequestro ha bloccato la dispersione sui terreni agricoli di compost e ammendanti giudicati pericolosi, restano quelle 15 mila tonnellate: «Attiveremo i nostri legali (gli avvocati Adriana e Amedeo Di Maio) affinché si trovi la via perché in tempi brevi si proceda alla bonifica dell’area. Magari attraverso un incidente probatorio, altrimenti qui si rischia, oltre al danno, la beffa», ha detto Zuffolato accogliendo una proposta dal pubblico.
Il riferimento è al fatto che, come ha fatto presente nel suo breve intervento il sindaco Silvano Polo, «la bonifica doveva scattare a settembre, ma il mancato dissequestro dell’impianto l’ha impedito. E ora il materiale è lì, con gli evidenti rischi di inquinamento o di incendio e se la Agriflor fallisce il milione e mezzo di euro necessario per smaltimento e bonifica potrebbe cascare sulle spalle del Comune».
Secondo Polo, dunque, il Comitato sarebbe in qualche modo corresponsabile visto che lo stesso, in quanto parte offesa, presentò una sua memoria a sostegno della conferma del sequestro.
Modenini ha ricordato però che il sequestro non è stato disposto alla luce degli esposti dei cittadini. E per un Zuffolato che lamentava l’assenza del Comune nella battaglia, c’è stato un Polo che chiariva come il Comune, «In questa materia, non abbia alcuna funzione di controllo e sia al pari di qualsiasi cittadino».
Andrea Zanuso, veterano tra gli ambientalisti, ha censurato le priorità del sindaco Polo «che così si preoccupa più dei soldi che della salute dei cittadini, che sostiene cause civili contro i vandali dei parcometri ma non promuove azioni legali per tutelare i suoi cittadini».
La realtà però è sotto gli occhi di tutti, come dalla platea qualcuno ha osservato: «Siamo al paradosso: un’attività bloccata e un inquinamento che continua ad estendersi nell’aria».


Nessun commento: