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Trichet: recessione nel 2009
di Vittorio Carlini
Manovra ad ampio raggio in tutta Europa degli istituti centrali. Maxi-taglio della Banca d'Inghilterra: costo del denaro al 2%. Il ministro dell'economia Tremonti: «La mossa dell'Eurotower va nella direzione giusta». Ancora tensioni nell'interbancario. Il caso americano.
«Appropriata». La decisione della Bce di tagliare di 75 basis point i tassi di rifinanziamento è, per il governatore dell'Eurotower, adeguata al momento della crisi. Una situazione che, secondo Jean Claude Trichet, nel 2009 vedrà «una contrazione dello 0,5% del Pil» di Eurolandia. Un periodo, insomma, molto difficile che richiede «decisioni molto forti». Perché: «La domanda globale e dell'Eurozona saranno probabilmente colpite dalla crescita delle turbolenze finanziarie per un periodo di tempo che si protrarrà». E', quindi, necessario che i governi attuino le misure anti - crisi annunciate «rapidamente» seppure «in modo equilibrato». Non bisogna, peraltro, fare confusione tra «disinflazione e deflazione»: al momento, dai prezzi al consumo, non ci sono indicazioni in tal senso. Possibile quindi un ulteriore taglio dei tassi? E' un aspetto su cui «dico niente».
Sono questi alcuni dei punti essenziali del Trichet-pensiero. Una visione, espressa nella conferenza stampa sulla manovra di politica monetaria, dove per la prima volta è posto un forte accento sulla gravità della crisi. Uno "tsunami" che, dal mondo finanziario, si è ormai spostato sull'economia reale. E che, è la convizione del Presidente della banca centrale, viene affrontata dalla Bce in modo adeguato. La considerazione è condivisa dal mercato?
Le previsioni.
Gli operatori, tutto sommato, non sono stati sorpresi dal taglio messo in campo da Trichet. C'è chi aveva scommesso su una sforbiciata di 100 punti base. Ma c'è anche chi, ed era la maggioranza (il 62,5% degli economisti in un sondaggio di Bloomberg ), considerando la natura conservatrice di Francoforte, stimava proprio la riduzione nell'ordine di 75 basis point. Quel taglio che ha permesso di portare i tassi di rifinanziamento in Eurolandia dal 3,25% al2,50 per cento. Una mossa, ancora una volta, realizzata in concerto con altri importanti istituti centrali: la Bank of England, più "abituata" ad interventi decisi, ha ridotto il saggio d'interesse di 100 basis point, facendolo scendere al 2 per cento. Mentre la Banca centrale svedese ha diminuito i tassi Repo al 2% e la reserve bank della Nuova Zelanda ha optato per un maxi-taglio di 150 punti base.
Le reazioni.
Insomma, la manovra a tenaglia per ridurre il costo del denaro e sostenere Borse e economie "asfittiche" alla fine c'è stata. E ha trovato diversi consensi. La decisione della Bce «è benvenuta», è il commento del Fondo monetario internazionale. «Le mosse sui tassi di interesse questa mattina - fanno sapere dall'Fmi - sono state straordinarie in Eurolandia, Inghilterra e Svezia: le economie sviluppate hanno di fronte a loro un forte rallentamento». E' importante, quindi, affrontare i nodi finanziari e macroeconomici con misure adeguate: «Dai pacchetti fiscali alle decisioni di politica monetaria». Per il ministro dell'economia Giulio Tremonti, il nuovo taglio dei tassi di interesse «va nella direzione giusta» e la riduzione al 2,50% «è un saggio che comincia a essere ragionevole». Lo stesso Marco Annunziata, Global chief economist di UniCredit, sottolinea «che si tratta di un segnale incoraggiante di pragmatismo». L'attesa è per un 2009 in cui «il Refi possa scendere anche fino all'1 per cento». Le Borse, dal canto loro, hanno reagito con indifferenza al taglio del costo del denaro in quanto, secondo molti operatori, la decisione delle banche centrali erà già ampiamente scontata.
Il mercato interbancario.
L'attenzione, ovviamente, è puntata adesso anche sul mercato interbancario. La speranza è che la politica di «easy money» possa ridurre la tensione nel mondo dei prestiti tra banche. Anche se alcuni nodi non sembrano sciolti. «Bisogna rilevare - dice Angelo Drusiani, responsabile della gestione bancaria di Albertini Syz - che il deposit rate della Bce è sceso sì al 2% ma rimane ancora piuttosto alto». Che cosa significa? «Che la situazione migliora ma molto lentamente. Le banche possono ancora essere invogliate a prestare il denaro a Francoforte (ricevendo un saggio del 2%, ndr) piuttosto che darlo ad un altro istituto di credito. Avranno una remunerazione minore del capitale ma evitano il rischio di contro-parte». Insomma, la gelata sui mercato del credito non è passata. Come, peraltro, non sono superate la pressione sui titoli di stato: dopo il taglio dei tassi, si è infatti allargato ulteriormente, fino a raggiungere il record dei 140 punti base, il differenziale fra i rendimenti offerti dall'Italia e quelli dei bund tedeschi. Che, poi, il credit crunch faccia sentire ancora le sue conseguenze e comprovato anche da ciò che succede negli Stati Uniti.
Le emissioni garantite da Washington
Prioprio di recente Morgan Stanley ha emesso un'obbligazione sul mercato. La banca ha lanciato un bond da 350 milioni di dollari, con un coupon di 57,5 basis point sul Libor a tre mesi, facendosi garantire l'emissione dalla Fdic (l'Agenzia federale che garantisce i depositi negli Usa) all'interno del Temporary liquidity guarantee program. Si tratta di un'emissione, in qualche modo, "assimilabile" a titoli statali. E, quindi, in teoria dovrebbe poter avere un saggio "paragonabile" a quello dei Treasury. E invece? Invece no. Anzi, paga un premio sul Libor. Il motivo? Il mercato vuole assicurarsi un rendimento maggiore legato al rischio di liquidità. Il timore del fallimento delle banche è alle spalle. Ma la paura che, in qualsiasi momento, spariscano nuovamente gli acquirenti è forte. Così, per avere un compratore del suo bond, Morgan Stanley è disposta a offrire qualcosa di più. Anche se, dietro alla sua carta, alla fine c'è lo stato americano. Ancora una volta un indizio che la gelata non è passata.
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