lunedì 22 dicembre 2008

Altolà di Bossi: il presidenzialismo può attendere. Quando il meglio è nemico del bene

 

Non si è fatta attendere la secca replica del leader della Lega Umberto Bossi alle aperture di Berlusconi sul presidenzialismo. Già irritato per aver dovuto concedere la corsia di sorpasso alla riforma della giustizia, il Carroccio ha subito sentito puzza di bruciato, per quanto si possa obiettare che l’accenno alla modifica del sistema del premierato sia venuto nel corso di una conferenza stampa che aveva toccato molti altri argomenti.

“L’Italia è pronta per l’elezione diretta del presidente della Repubblica. E’ auspicabile una riforma della Costituzione in senso presidenziale. Il capo del governo deve almeno avere gli stessi poteri che hanno gli altri premier Ue” - queste le parole esatte del premier.

 

È evidente a questo punto che la Lega rischia l’ennesima presa per i fondelli, dopo aver già concesso 6 mesi senza che al federalismo si dedicasse più che qualche discorso compiacente in cui immancabilmente tutti si dichiarano favorevoli. Ricordiamo che per i seguaci del Senatùr la riforma federalista è il concetto fondante e il motivo principale per cui si trovano nel governo, e su questo si gioca una partita fondamentale con il loro elettorato, che nel suo zoccolo duro difficilmente digerirebbe un altro fallimento.

Le memorie di tutti, infatti, vanno ai precedenti esecutivi di centro-destra, in cui il federalismo è stato sempre rinviato, rinviato e ancora rinviato; sempre messo in coda ad altri problemi considerati più urgenti, come ben rimarcava un vecchio volpone come il presidente emerito Cossiga. Anche stavolta le cose non sono tanto differenti: prima ilLodo Alfano (urgentissimo), poi la riforma della scuola (urgente), la riforma della giustizia (urgentina) e ora anche il presidenzialismo? Eh no, è davvero troppo.

Il dramma della Lega, e dobbiamo dirlo chiaro, è che Bossi negli ultimi mesi ha perso il piglio combattivo che ne ha caratterizzato tutta la vita politica. Per questo tutti i sostenitori del federalismo, leghisti e non, si augurano che la sua reazione di ieri rappresenti un’inversione di tendenza in grado di dare un segnale forte ai compagni di governo. Il tempo delle scuse infatti è terminato; i più strenui oppositori della madre di tutte le riforme, l’asse democristiana Buttiglione-Casini-Follini, sono stati finalmente estromessi. Questo significa che chi rimane, e parliamo delle distinte componenti An e Fi, deve decidersi a dare una risposta chiara sulle proprie intenzioni.

In parole povere, o si comincia a lavorare sul progetto federalista ora, fissando una data precisa per la sua presentazione e approvazione, oppure non si farà mai, e se vuole mantenere la propria credibilità la Lega farà meglio a uscire dal governo senza tanti complimenti.

 

 

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