giovedì 5 febbraio 2009

Tosi scommette sul casinò «Succursale di Venezia»

PROGETTO. Se n’è parlato ieri in Giunta, l’idea va avanti. Zanotto: «Irresponsabile creare illusioni in una fase di crisi»


Gran parte degli introiti resterebbero nelle casse del Comune. La Provincia: «Un aiuto per il nostro turismo»


L'apertura di un casinò in città è diventato obiettivo ufficiale dell'amministrazione comunale: la Giunta infatti ieri ne ha discusso e, in linea di massima, ha dato l'ok alla proposta. Alla riunione, tuttavia, non ha partecipato l'assessore Alberto Benetti. Nei giorni scorsi, alcuni esponenti del suo partito, l'Udc, avevano espresso perplessità sull'ipotesi.

È stato lo stesso sindaco Flavio Tosi a presentare l'iniziativa. «Si ipotizza un accordo diretto con il Casinò di Venezia che a Verona chiede una sede di di prestigio di almeno 1.500 metri quadrati da adibire a propria succursale». Sarebbe questo il «marchio» di un'ipotetica casa di gioco in riva all'Adige che avrebbe la casa madre in laguna.
A Verona, tuttavia, non ci saranno tavoli verdi e roulette, ma solo slot machine e giochi elettronici per una clientela di turisti. Il guadagno entrerebbe in gran parte nelle casse comunali, mentre a Venezia, che è interessata soprattutto a un'operazione di marketing, andrebbe solo una percentuale. Nei giorni scorsi, il sindaco Tosi aveva ricevuto a Palazzo Barbieri il presidente del Casinò di Venezia, Mauro Pizzigati per un colloquio di ricognizione e valutare la possibilità di stringere una qualche forma di accordo fra il casinò della città lagunare e una potenziale sua succursale veronese.

Secondo gli amministratori pubblici rappresenterebbe un ulteriore punto d'attrazione per i turisti che visitano la nostra città. Favorevole all'idea è anche il vicepresidente e assessore provinciale al Turismo, Antonio Pastorello. «È un'ottima idea per sostenere il nostro turismo», sostiene. «Considerata la situazione difficile che sta attraversando l'economia in generale e la finanza pubblica in particolare, la creazione di un casinò veronese può offrire in prospettiva un po' di ossigeno ai nostri magri bilanci. Sappiamo che gli enti locali proprietari incassano milioni di euro dalle case da gioco e, visto che i casinò in Italia ci sono già a Sanremo, Saint Vincent, Campione d'Italia e Venezia, non vedo perché non aprirlo anche a Verona, che si trova in un crocevia strategico dal punto di vista turistico e commerciale». Pastorello porta ad esempio: «Sono stato spesso a Innsbruck, città capoluogo del Tirolo con la quale siamo gemellati, e lì l'esperienza del casinò è molto positiva. Infatti, genera un notevole ritorno finanziario per lo sviluppo del turismo austriaco. Infine, sono molti i nostri concittadini che si recano in altre città per provare l'emozione del gioco e allora, perché non fornire loro dei buoni motivi per restare nel nostro territorio godendo di tutte le opportunità di svago offerte?».

È critico, invece, l'ex sindaco Paolo Zanotto: «Tosi difenda le famiglie e la sicurezza dei cittadini: rifiuti la proposta di una casa da giochi a Verona. È notorio che un casinò porta più povertà e drammi nelle famiglie colpite dalle perdite nel gioco. In una fase di gravissima crisi economica sarebbe irresponsabile alimentare illusioni di vincite al gioco che, sappiamo, fanno solo le fortune del "banco che vince sempre" e dei gestori dei casinò. Aumenterebbero i cittadini nelle mani degli usurai senza scrupoli». Zanotto lancia un appello «a tutte le istituzioni che hanno a cuore la difesa della famiglia: allontaniamo dalla nostra città una proposta scellerata che finirebbe per creare più poveri e più disperati».

Con Mauro Pizzigati, che è presidente dell'Ordine degli avvocati del Triveneto, il sindaco ha anche parlato della possibilità di aprire una sezione della Corte d'appello a Verona nell'ex carcere, «Nell'ambito di un riordino generale delle Corti d'appello ci sarebbe una seria possibilità anche per Verona», spiega Tosi.

L'Arena 05 febbraio 2009 - E.S.


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