giovedì 12 febbraio 2009

Il Ddl anti-fannulloni approvato alla Camera

Dipendenti pubblici più facilmente riconoscibili, meglio valutabili e maggiormente propensi alla mobilità. Fin qui i tratti di quella che è sempre stata considerata la fisionomia ottimale del dipendente della Pubblica amministrazione non è riuscito a "imporli" nessuno dei bisturi azionati con le ripetute riforme susseguitesi negli ultimi 15 anni. 

Tocca adesso alla riforma del ministro Renato Brunetta, che ha ricevuto il via libera della Camera e che torna ora al Senato, dove è stata già licenziata in prima lettura, per l'ok definitivo. Il provvedimento, noto anche come Ddl anti-fannulloni, sul quale il Governo è andato "sotto" più di una volta a Montecitorio, spazia dalla creazione di un nuovo modello di contrattazione, all'avvento della class action nella Pa (seppure con diversi limiti), fino al sostanziale innalzamento della soglia minima di uscita per il pensionamento degli statali con il passaggio dal requisito dei 40 anni di contribuzione, comprensivi di eventuale riscatto della laurea o del servizio militare, ai 40 anni di servizio effettivo.

Il volto del travet degli anni 2000 è tratteggiato in modo chiaro dalla decina di articoli che compongono il cosiddetto "Ddl anti-fannulloni". Ma lo schema, seppure con alcune differenziazioni, ricalca in diversi casi soluzioni già abbozzate in passato senza troppo successo. Come quella del cartellino di riconoscimento, previsto a più riprese, anche a tutela dei cittadini, da diverse disposizioni regolamentari spesso disattese. La riforma-Brunetta la ripropone facendo leva direttamente su norme di legge: tutto il personale a contatto con il pubblico dovrà obbligatoriamente (e non più in via di fatto facoltativa) indossare un cartellino identificativo oppure esporre sulla scrivania una targa indicante nome e cognome. Anche se alla Camera si è subito provveduto a porre alcuni argini prevedendo, con un emendamento, alcune eccezioni.

I metodi di valutazione e la meritocrazia 
Anche quello del rafforzamento della mobilità è ormai una sorta di vecchio "refrain". Il testo Brunetta punta ad agevolare la mobilità anche per ridurre il ricorso a contratti a termine e consulenze. La vera novità è rappresentata dai nuovi meccanismi di valutazione. Ogni impiegato avrà sostanzialmente una pagella dalla quale si capirà quale sarà il suo grado di efficienza: ad elaborarla contribuirà anche una nuova struttura indipendente (Autorità) chiamata a gestire il sistema valutativo. I dipendenti più bravi dovrebbero essere premiati; quelli più inefficienti dovrebbero rischiare il licenziamento. Visti i precedenti, il condizionale è d'obbligo.

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